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Avvocati minacciati, la Turchia conferma l’accanimento contro il diritto alla difesa

InTurchia ci sono 216 avvocati condannati; 594 sono stati arrestati nel corso degli ultimi anni; 1546 sono quelli contro cui si è proceduto penalmente. L’accusa nei confronti di moltissimi di questi muove dal tentato golpe del luglio 2016, ed è di terrorismo per avere appartenuto alla fazione di Gulem, che avrebbe organizzato il tentato golpe; ma è di terrorismo anche l’accusa contro gli avvocati già indagati o carcerati in precedenza, molti di meno, ma numeri comunque significativi, in quel caso per appartenenza o fiancheggiamento del partito comunista curdo. I numeri parlano chiaro: si procede contro gli avvocati ma si intende colpire il diritto di difesa. Così come l’attacco contro i giornalisti, colpendoli a migliaia, è attacco contro il diritto di informazione.

La giornata dell’Avvocato Minacciato, che cade il 24 di gennaio, è stata istituita ormai parecchi anni fa da alcune associazioni e agenzie internazionali che monitorano specificamente la situazione del diritto di difesa e, per quanto riguarda l’Italia, ha trovato l’adesione dell’UCPI e del CNF e di altre organizzazioni. E per questo l’Unione delle Camere Penali, tramite il suo Osservatorio sugli Avvocati Minacciati, ha convenuto di mettere sotto l’obbiettivo dell’opinione pubblica - e soprattutto sotto quello degli avvocati penalisti italiani - la situazione della Turchia. Ed è la seconda volta, a distanza di pochi anni, che l’annuale giornata dedicata agli avvocati in pericolo mette a fuoco l’orribile situazione di questo paese. Altri anni la giornata fu dedicata alla Cina, all’Egitto e ad altri paesi ancora: purtroppo sono moltissimi i governi che considerano il diritto di difesa un inutile orpello, quando non un intralcio ai propri fini. E conseguentemente si accaniscono sugli avvocati proprio perché sono una voce libera, magari dell’opposizione.

Il paradigma attraverso cui si perseguitano gli avvocati è in genere – in tutti i paesi, ma soprattutto in Turchia – la identificazione fra il difensore e coloro che egli difende: se difendi i terroristi, sei terrorista ( partecipe o fiancheggiatore, fa lo stesso) anche tu. Peggio ancora: talvolta nei capi di imputazione si leggono imputazioni che consistono nell’avere difeso troppo bene o con troppa attenzione i propri assistiti: insomma per avere fatto “troppo bene” il proprio dovere.

Spesso il diritto di difesa è accompagnato anche dall’attacco ai magistrati e dall’emanazione di norme che vanno a colpire direttamente tale diritto. Ciò è avvento massimamente in Turchia, dove negli ultimi due anni e mezzo migliaia di magistrati sono stati rimossi e molti incarcerati, intimidendo così l’intera categoria e togliendole il bene supremo dell’indipendenza. E dove, con la scusa dell’emergenza, è stato ampliato lo stato di fermo e limitato il diritto ai colloqui dell’avvocato col proprio assistito detenuto; oppure è stato stabilito che se un avvocato è indagato per un determinato reato non può difendere in casi in cui si discuta dello stesso tipo di reato. Ma l’elenco potrebbe andare avanti per pagine intere e ad ogni rigo farebbe sussultare chiunque abbia a cuore il diritto di difesa, come baluardo per la difesa di ogni altro diritto fondamentale. Né accade che i processi mettano capo a sentenze magari ingiuste, ma miti. Tutt’altro, sono molti gli avvocati che sono stati condannati negli ultimi mesi in primo grado a pene che non stanno affatto nella condizionale, e che arrivano invece a dieci, quando non dodici anni.

Riteniamo dunque giusto far conoscere agli avvocati italiani e all’opinione pubblica in generale l’attacco che i colleghi turchi stanno subendo affinché monti l’indignazione contro il governo turco ed il suo mancato rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini.

* Osservatorio Avvocati Minacciati dell’UCPI

OGGI RICORRE LA GIORNATA, ALLA QUALE HANNO ADERITO L’UCPI, IL CNF E ALTRE ORGANIZZAZIONI, PER SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA SULLE PERSECUZIONI CHE SUBISCONO I LEGALI IN QUEL PAESE

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